La mastoplastica secondaria è un intervento chirurgico di revisione richiesto da pazienti che non sono soddisfatte del risultato ottenuto dopo una prima mastoplastica additiva e desiderano rifare il seno una seconda volta. Le ragioni possono essere molteplici: un primo intervento eseguito da un chirurgo non specializzato, un cambiamento di desiderio estetico, il passare degli anni, una gravidanza o l’utilizzo di protesi ormai superate. In altri casi, possono verificarsi complicanze che compromettono l’esito estetico o funzionale dell’intervento.
Per restituire un risultato armonico e naturale, è possibile ricorrere a un intervento correttivo: la chirurgia secondaria del seno.
Quando il primo intervento non ha raggiunto l’obiettivo desiderato, si valuta una nuova procedura, cercando – quando possibile – di incidere nella stessa sede dell’intervento precedente, così da non creare nuove cicatrici. L’intervento può prevedere la rimozione o la sostituzione delle protesi e, in alcuni casi, un lipofilling per migliorare l’aspetto e la simmetria del seno. Tra le complicanze che possono rendere necessaria una mastoplastica correttiva, vi è il cosiddetto rippling, un’irregolarità superficiale che si manifesta con ondulazioni visibili della pelle, dovute spesso a una protesi poco coesiva o mal posizionata, soprattutto in pazienti con tessuto sottile. In questi casi, si può procedere con l’utilizzo di protesi anatomiche, il riposizionamento in sede retromuscolare o un innesto di grasso autologo per migliorare la copertura.
Un’altra possibile complicanza è la contrattura capsulare, una reazione fibrotica anomala che comporta l’indurimento del seno e alterazioni della sua forma. A seconda della gravità, può essere trattata farmacologicamente oppure richiedere un nuovo intervento con sostituzione della protesi.
La dislocazione delle protesi è un’altra causa frequente di insoddisfazione. Anche un minimo spostamento può compromettere la simmetria del décolleté. La protesi può migrare verso l’alto, verso il basso o lateralmente. Quando non è possibile correggerla manualmente, è necessario un intervento chirurgico per riposizionarla correttamente.
Lo scivolamento della protesi verso il basso, al di sotto del solco mammario, può dare al seno un aspetto cadente e innaturale. Questo avviene più facilmente in pazienti con lassità cutanea marcata o quando sono state utilizzate protesi troppo grandi. La correzione prevede il riposizionamento dell’impianto e la stabilizzazione con suture interne.
In alcuni casi può comparire il cosiddetto doppio solco, un inestetismo visibile nella parte inferiore del seno, causato da un’insufficiente copertura della protesi o da una perdita di volume dei tessuti. Anche questo difetto può essere corretto con una mastoplastica secondaria.
L’intervento ha una durata variabile, tra i 60 e i 120 minuti, e viene eseguito in anestesia generale, con un breve ricovero post-operatorio. È fondamentale che siano ricostruiti gli stessi piani del primo intervento per permettere ai tessuti di stabilizzarsi, condizione indispensabile per ottenere un buon risultato nella chirurgia di revisione.
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